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Intraprendere un viaggio per accrescere le competenze lavorative e alimentare la passione per la birra si trasforma spesso in un’esperienza unica e indimenticabile.
La partenza è da Milano con destinazione New York City. Inizia così il tour che ci porta nei birrifici più in voga del momento: si parla di realtà collocate negli stati del nord est con bassa densità di popolazione e lontani dal turismo, famosi soprattutto per i fari sull’oceano, i boschi e le imponenti montagne.
La prima tappa è il giovane quanto grande birrificio Two Roads di Stratford (Connecticut), una realtà nata solamente cinque anni fa ma con dei numeri da capogiro: sala cottura Rolec da circa 80hl che produce mosto 24/7 e un team di 40 persone che si dividono in produzione di birra e cantina, confezionamento, laboratorio di analisi chimica e sensoriale e una piccola zona “funky” in via di espansione. Il risultato è un birrificio imponente che produce più di 100 birre sia a marchio “Two Roads” che beerfirm del calibro di Evil Twin tanto per citarne una. Nella frequentatissima taproom le birre sono tutte eccezionali come l’accoglienza a noi riservata dal fondatore Clement Pellani e da Mike Wight.
Già affascinati ed esaltati dalla prima piacevolissima visita ci dirigiamo verso il Massachusetts dove ci stanno aspettando in uno dei birrifici più acclamati dai geeks e blogger: Tree House Brewery di Charlton.
La nuova sede aperta a luglio 2017 si trova in un terreno di circa 10 ettari immerso nella natura, tra boschi e corsi d’acqua. Ma la cosa più assurda è l’affluenza di persone che creano una coda lunghissima per poter acquistare le loro birre in lattina: Dean, uno dei fondatori, ci accoglie amichevolmente nel pieno delirio di un sabato pomeriggio come tanti, dove la media è di 5000 persone che acquistano e bevono tra concerti e food truck! Nuovissimo e lucido, il birrificio sta avendo un successo strepitoso grazie alle IPA che produce: juicy come vuole la moda del momento, mai troppo amare ma ricche di fragranze fruttate e vegetali. La Eureka! (Session IPA) ci ha colpiti per la sua luppolatura estrema ma elegante, la Haze (Double IPA) per le note erbacee di luppolo fresco e una beverinità quasi da pils. Un paio di assaggi e si riparte per la destinazione successiva.
Boston, la città famosa per essere popolata da una vasta comunità di origini irlandesi, si sviluppa in parte sull’acqua e nella sua vastità riesce a regalare angoli suggestivi come il beer garden di Trillium, che propone le fantasiose creazioni sia in stile IPA che variazioni sul tema funky/sour.
Nightshift è il terzo birrificio che ci attende: dalla divertente e colorata taproom si intravede il birrificio che visitiamo con il birraio Joe Mashburn il quale ci mostra una produzione ben studiata di una vasta gamma di birre. Anche qui le luppolatissime IPA che sono però accompagnate da qualche interessante lager in stile tedesco di e diverse birre sperimentali a fermentazione mista.
Nel quartiere Cambridge invece hanno la loro sede l’omonimo birrificio con ristorante annesso e il recente Lamplighter che invece presenta un’insolita caffetteria/taproom piena di ragazzi che nelle ore mattutine si ritrovano per la colazione. Nel primo, Cambridge Brewing Co. ci fa da guida il simpatico Alex Corona, il birraio: gli spazi sono molto angusti e ci ricordano la nostra realtà in via Adelchi. Le birre decisamente meno modaiole ma ben fatte si accostano a una serie di prodotti passati in botte e a fermentazione mista. Colpisce la bottaia ricavata nello scantinato sotto il locale, un ambiente che profuma di legno e birra.
Lamplighter è stata un’altra piacevole scoperta e grazie al birraio Tyler Fitzpatrick abbiamo approfondito alcuni argomenti riguardanti la produzione delle mitologiche NEIPA: profilo dell’acqua, ceppi di lievito e cereali utilizzati. Anche qui l’angolo funky/sour non manca e si mescola alle loro creazioni “clean” dall’equilibrio perfetto: ottime la mild prodotta con il caffè di una torrefazione locale e la IPA al miele.
Da Boston ci spostiamo nel Vermont passando per il New Hampshire. Il cuore del New England regala paesaggi mozzafiato soprattutto nella stagione autunnale ricca di colori stupendi. Le montagne di questa regione si dice che siano la culla delle IPA di nuova concezione e sicuramente The Alchemist ne è il precursore. John Kimmich, l’alchimista è il fondatore e ci accompagna in un tour all’interno di uno dei due birrifici di sua proprietà mostrandoci orgogliosamente tutti i passaggi della produzione in particolare il recente investimento tecnologico che ha migliorato l’impatto ambientale del processo produttivo: un trattamento delle acque di scarico che permette di ridurre notevolmente le sostanze di scarto dirette alla rete fognaria locale. In progetto anche un piccolo ecosistema nell’area circostante che vedrà la costituzione di una ambiente acquatico con pesci e piante, alimentato dall’anidride carbonica prodotta durante le fermentazione delle ottime birre da loro prodotte.
A Burlington invece troviamo Switchback, un’altra grande e consolidata realtà che presenta una vasta gamma di birre, una seria ricerca e sviluppo tecnologico e una passione per il vintage: la sala cottura di manifattura tedesca risale agli anni ’60. Ora è stata completamente restaurata e automatizzata ma l’affascinante involucro in rame e l’antico pannello di controllo dominano ancora il birrificio dell’alto. Grazie al proprietario e al birraio che ci hanno mostrato tutto il loro lavoro svolto con grande passione e meticolosità.
Al brewpub di Foam Brewers è stato un attimo che ci ha piacevolmente sorpresi: locale con sala cottura a vista e fantastiche IPA, il tutto in un contesto incantevole in riva al lago Champlain.
Sorprendente è l’imponenza dimensionale e tecnologica di Magic Hat, storico birrificio della zona. La produzione comprende una vasta gamma di birre che vengono fermentate in tini aperti come vuole la tradizione anglosassone delle real ale. Maturatori che sfiorano il cielo, efficienti sistemi di filtrazione e linee di confezionamento infinite si accostano all’impianto pilota dedicato alle birre sperimentali e ad una discreta barrell room da cui vengono sfornate ottime creazioni. Il tour guidato dall’headbrewer Christopher Rockwood e dal brewery manager Robert Kuntz si è concluso nella affascinante ed esoterica taproom che rispecchia l’immagine magica del birrificio.
Tappa obbligatoria a Hill Farmstead a Greensboro (Vermont) dove Phil Young ci mostra la Produzione sia “clean” che “funky” e subito pronti a partire in direzione Portland (Maine) dove ci attendono Allagash, Liquid Riot e soprattutto il festival Goods from the woods 2017 organizzato dall’amico Tim Adams presso Oxbow a Newcastle.
Allagash si presenta subito nella sua maestosità con tank da circa 380hl appoggiati ad una struttura in cemento armato che li fa risultare sospesi a mezz’aria. Le due sale cottura lavorano continuamente per produrre birre eleganti e mai troppo estreme: la maggior parte della produzione è dedicata alla “White”, la blanche onnipresente nei locali di Portland e dintorni. La parte più interessante è comunque la zona “funky” del birrificio: coolship esterna per le fermentazioni spontanee, foeders, botti di varie essenze e dimensioni e una linea di confezionamento dedicata alle birre “alternative” che Allagash produce da ormai 13 anni.
Nel cuore di Portland si trova il resto-bar/brewery/distillery di Liquid Riot, un connubio esplosivo sviluppato in un edificio collocato sui caratteristici docks cittadini. Tutto è a vista: il bancone che alterna birre e cocktail ha come sfondo la sala cottura e la sala fermentazione. Inusuale è la distilleria a vista all’interno del locale circondata da botti usate per affinare whiskey, rum e shnapps di vario genere.
Tappa finale è la Farmhouse di Oxbow situata nel bel mezzo dei boschi di Newcastle, a un’ora abbondante da Portland. Questa piccola ma spettacolare realtà produttiva spazia per lo più nella creazione di farmhouse ales, fermentazioni spontanee, birre alla frutta e qualche lager. Il festival Goods from the woods si tiene ogni anno in autunno e vede una quantità enorme di birre ottime in un contesto unico, tra alberi, animali e fauna locale di spessore. Un accoglienza unica ci è stata riservata dal fondatore Tim Adams e dalla sua famiglia con il quale abbiamo visitato il piccolo luppoleto in via di sviluppo.
Qualcuno ha detto che ogni viaggio lo si vive tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi.
Noi ricorderemo certamente tutte le persone che abbiamo incontrato e hanno dedicato il loro tempo per mostrarci il loro lavoro e la loro passione. Per questo li vogliamo ringraziare con la speranza di rivederli e poter loro dedicare la stessa attenzione presso la nostra realtà di Lambrate! Cheers!